Se i soldati dovessero marciare
sui tacchi a spillo non si potrebbe fare la guerra. Perché sarebbero costretti
a sfiorare la terra con leggerezza, ad ondeggiare in cerca di equilibrio, a
trovare un poco di grazia nel passo per non cadere.
Anche i tacchetti delle scarpe da
calcio sono così, anzi, sono anche di più. Sui tacchetti si corre e si lotta
sul campo, ma l’aderenza e la forza che garantiscono sull’erba o su un più
popolare sterrato svanisce su un pavimento liscio. Chi porta i tacchetti deve
imparare a camminare con la giusta leggerezza e a trovare equilibrio, se non
vuol scivolare mestamente tra le risate di tutti prima e dopo che il fischietto
dell’arbitro incornicino 90’ di gioco e passione.
Perché la grazia non è un
accessorio e l’eleganza nella vita è tutto: non forma e apparenza, ma la
capacità di stare in piedi e sorridere anche se i piedi fanno male, il senso
della leggerezza, del gioco, della bellezza. Che si vinca o che si perda.
Questo è il senso del nostro
calcio dai tacchi a spillo, il senso che abbiamo visto e riconosciuto ieri nel
gesto, elegantissimo, di Claudio Ranieri e dei suoi ragazzi. Questo è quel che
resterà di Sampdoria – Inter 2021: il pasillo d’onore ai campioni d’Italia,
sperando che diventi anche nella serieA una consuetudine.
Tra i festeggiati, lasciatecelo
dire, il “nostro” Barellino. Per noi dal cuore rossoblù un incrocio fortunato
che qui a Cagliari non si è potuto vedere, quello tra lui e il mister Ranieri.
Quando il sant’Elia impazziva alle imprese di un giovane allenatore dal carisma
speciale ed eleganza innata Niccolò non esisteva ancora nemmeno nei pensieri.
Il nostro augurio per lui è che quello di ieri sia solo il primo tributo a
tante vittorie importanti in una carriera lunga e splendida, e che lui, come tanti
maestri che ha già potuto incontrare, giovanissimo, diventi a sua volta maestro
indiscusso di quell’eleganza che solo i tacchetti sanno insegnare. O i tacchi a
spillo, of course.
Il calcio che ci piace, il calcio vero e libero dal capitale, il Ranieri che spesso è fuori luogo, fuori tempo, sempre fuori dagli schemi. Rendere omaggio a chi ha vinto non è da tutti in questi tempi di SuperLega, di SuperEroi in pantaloncini, di vincere a tutti i costi. Il Mister sa cosa vuol dire vincere ( ha vinto la Premier col Leicester, Cenerentola inglese), sa cosa vuol dire avere la panchina bollente, sa cosa vuol dire guardare oltre il risultato. Ha sempre giocato con l'umanità dei calciatori, ovunque ha lasciato un buon ricordo di se, anche stavolta ha usato lo "stiletto" per lasciare il segno in una partita che sapeva di essere l'agnello sacrificale nel giorno della festa dello scudetto nerazzurro e anche stavolta ha vinto lui, con la sua classe imperturbabile, il suo stile "vecchio stampo", la sua visione di un calcio che forse manca a tutti. Bel pezzo complimenti.
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