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Il romanzo gotico del Pavoloso Frankenstein

Si dice che Mary Shelley trasse ispirazione per il suo capolavoro Frankenstein da un sogno.

Dicono che Mary, giovanissima, ospite di lord Byron, ascoltasse lunghi discorsi sulla vita, sulla morte, sulla possibilità di far rivivere creature assemblate da parti di corpi raccolti nei cimiteri. Era il 1816, “l’anno senza estate”, e per trascorrere il tempo costretti in casa dalla pioggia, Byron propose alla sua compagnia di comporre storie di fantasmi: fu così che la creatura del dottor Frankenstein prese vita e popolò gli incubi di tanti…

Passarono gli anni, cari bambini, e arrivò il 2020. Era “l’anno senza primavera”, o meglio ancora, la primavera c’era, ma nessuno la poteva vedere perché tutti, chiusi in casa senza pioggia, cercavano di passare il tempo esorcizzandolo con storie di fantasmi calcistici, perché anche il calcio sembrava andato via. Ma poco prima che il mondo sprofondasse nel più incredibile romanzo gotico che si potesse concepire, nell’apparente normalità di un febbraio che tesseva invece l’incubo (della zona retrocessione?), in una clinica di Innsbruk, il misterioso dottor Fink cuciva e ricuciva instancabilmente, una sinistra creatura che a breve avrebbe ripreso vita. Non è vero, non era sinistro, purtroppo, crociato rotto a parte. Di mancino avevamo Gigi e il successore ancora non è arrivato, ci tocca tenere il nostro Franky dal piede destro e il capo d’oro.

Franky nostro, come Frankenstain di Mary è forte e testardo. Il nostro, a differenza del suo antenato, concentra tutti i punti di sutura sul ginocchio ed è gioviale e sorridente, nonostante l’abitudine a risorgere dai letti di ospedale. Dicono che compaia sui campi quando meno te li aspetti, e il suo incedere sia per il compagno Licogiannis, come la luna piena per un licantropo: risveglia il lupo Giovanni, gli ribalta il talento e lo trasforma da scarpone ad assistman. Il nostro Franky Pavoloso è un eroe luminoso e allegro, ma può essere anche un incubo, random, per difese e portieri. Il nostro Franky rossoblù è gentile e generoso e non vi deve mai fare paura bambini cari, se vi piacciono i colori giusti. Se vi capitasse di sognarlo scrivereste un bel romanzo di una squadra assemblata con fatica che un bel giorno prese vita, anche se non era molto bella. Con un incedere un po’ rozzo e un po’ inquietante però era riuscita a vincere una partita importante grazie al più rappezzato dei suoi eroi e alla sua testa d’oro che aveva risvegliato i cross del giovane Lupetto e grazie alla sua testa dura (sempre la testa) aveva guadagnato un rigore. Non siate impressionabili come Mary Shelley, provate a sognare un lieto fine.

Dicono che Mary, giovanissima, avesse sognato di comprare Pavoletti al Fantacalcio. Scrisse subito Frankestein, o il moderno Prometeo. Ma se avesse aspettato sette mesi avrebbe scritto un’altra storia.


Post pubblicato su La Rassegna Stronza il 2 marzo 2021


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Proemio

Il paradigma degli ottavi

  La vita è un po’ fatta così, dà e prende, un giorno ti manda una bella sorpresa e un giorno una brutta lezione, un giorno vinci un mondiale e un giorno ti prende un Embolo… C’est la vie, mes amis ! E la vita insegna, e della vita bisogna imparare l’arte, traendo spunto da ogni occasione. Avevamo in mente di rendicontare ogni minuto di questi Europei, ma partita dopo partita, sarà il caldo di questo strano giugno, sarà lo sgomento dell’ingresso del pallone su una semplice Volkswagen (noi non dimentichiamo, e diciamo forte e chiaro se fosse per noi in campo entrerebbero solo Rolls Royce), ad ogni gara mancava lo spunto, la magia, la polvere di stelle che rendesse necessario il racconto a fare immortali le gesta dei nostri eroi in pantaloncini. Fino a ieri. Più che una partita un paradigma e la sua dimostrazione. La perfetta applicazione delle regole che da anni andiamo predicando per lo più inascoltate. Regola n.1 : Il silenzio prepartita. Si può anche parlare degli avversari